Geopolitica della salute by Nicoletta Dentico & Eduardo Missoni

Geopolitica della salute by Nicoletta Dentico & Eduardo Missoni

autore:Nicoletta Dentico & Eduardo Missoni [Dentico, Nicoletta & Missoni, Eduardo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Relazioni internazionali
editore: Rubbettino Editore
pubblicato: 2021-02-09T07:58:07+00:00


Le origini

Come si ricordava i Regolamenti di salute internazionale (RSI) del 2005 rappresentarono un cambiamento sostanziale nell’approccio alle emergenze sanitarie. Dalla originale notifica obbligatoria di alcune malattie infettive e un controllo da effettuarsi sostanzialmente alle frontiere, si passò a un controllo e a meccanismi di allerta globale che non limitano l’allerta a poche malattie, né soltanto a quelle infettive, ma si estendono anche a minacce di altra natura come quelle chimiche e nucleari, mirando, tra l’altro, a spostare l’attenzione dalla risposta alla preparazione alle emergenze anche attraverso il sostegno al rafforzamento dei sistemi di sorveglianza e allerta nazionali.

Il processo di revisione dei RSI, richiesto fin dal 1995 con una risoluzione della 48a Assemblea mondiale della sanità, fu accelerato dall’improvvisa comparsa della Sindrome respiratoria acuta grave (SARS) all’inizio del 2003 in Asia. Causata da un coronavirus mai visto prima nell’uomo (ma simile ai virus che causano i comuni raffreddori), con un’alta percentuale di casi e una sorprendente facilità di trasmissione per la quale non esistevano diagnosi, vaccini o cure, la SARS si diffuse in pochi giorni dalla provincia del Guangdong nella Cina continentale, a Hong Kong, Singapore, Vietnam, Canada e oltre. Nel 2003 erano stati identificati più di 8000 casi della malattia in tutto il mondo, con un tasso di mortalità di circa il 10%. Molti Paesi emanarono severe linee guida per il controllo delle infezioni alle frontiere (tra cui l’uso dei dispositivi di protezione individuale per i funzionari doganali, il controllo dei passeggeri provenienti dall’Asia e l’isolamento delle persone sintomatiche).

Già nel marzo del 2003 l’OMS e il Centro per il controllo delle malattie infettive (CDC) degli Stati Uniti d’America avevano lanciato l’allarme globale sollecitando il governo cinese a fornire informazioni complete sull’epidemia e cercando di identificare le migliori misure di prevenzione. Tra le altre vi furono misure controverse come il consiglio emanato dall’OMS al culmine dell’epidemia di evitare i viaggi in alcune città canadesi.

La morte dell’infettivologo italiano Carlo Urbani nel marzo del 2003 in Vietnam, durante le fasi iniziali dell’epidemia, rappresentò un duro colpo per l’OMS. Il dr. Urbani era stato il primo funzionario dell’OMS a identificare la SARS in un uomo d’affari americano ricoverato in un ospedale di Hanoi, sollecitando indagini più approfondite e predisponendo l’invio di campioni biologici ai laboratori di internazionali di riferimento. Quella sua precoce intuizione di trovarsi di fronte a una nuova malattia, più tardi denominata SARS, permise l’intensificazione della sorveglianza globale e l’identificazione di molti nuovi casi. La sua morte metteva anche drammaticamente in evidenza il rischio elevato di contrarre la malattia cui erano esposti gli operatori sanitari che prestavano assistenza alle persone che si rivolgevano ai servizi sanitari durante i primi giorni dell’epidemia. Una storia che si è drammaticamente ripetuta nel corso della pandemia di Covid-19.



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